Ortona, fino agli anni trenta del Novecento conosciuta anche come Ortona a Mare, è un comune italiano di 23.277 abitanti della provincia di Chieti in Abruzzo e si affaccia sul Mare Adriatico. Il porto di Ortona è uno dei più importanti di tutto l’Adriatico ed è il principale dell’Abruzzo per bacino, fondale e movimento. La storia antichissima della città risale al popolo dei Frentani, che usava lo scalo commerciale come principale fonte economica del territorio. Città romana dagli inizi del III secolo a.C., veniva occupata, dopo la caduta dell’Impero romano di Occidente, prima dai Goti, poi dai Bizantini, dai Longobardi e infine dai Normanni che la incendiavano (XI secolo). Risorta in epoca sveva, tornò a fiorire economicamente. Nel 1258 la città ospitava in maniera permanente nella Cattedrale le reliquie di San Tommaso Apostolo, diventando un punto di riferimento nel campo religioso. Dopo varie battaglia con la città rivale di Lanciano, Ortona passava in mano a Jacopo Caldora che ricostruiva la cinta muraria. Città cara a Margherita d'Austria, che vi feceva costruire Palazzo Farnese (seconda metà del XVI secolo). Durante l’Ottocento veniva rappresentata culturalmente dal compositore Francesco Paolo Tosti e dal poeta Gabriele D'Annunzio. Durante la Seconda guerra mondiale, Ortona diventava capo marittimo della linea Gustav con estremo opposto a Cassino e fu teatro di una dura battaglia tra tedeschi ed alleati che comportava bombardamenti ininterrotti per 6 mesi e che vedeva coinvolto anche il centro della città, tanto che Winston Churchill la definiva “La Stalingrado d'Italia”, in quanto, similmente alla città russa, Ortona viveva una lunga battaglia nel cuore della città con la distruzione di gran parte del suo tesoro artistico. Oggi la città è fortemente sviluppata e ricostruita, scalo marittimo principale della regione abruzzese con il suo porto, nonché per varie volte fregiata di Bandiera Blu.
Ulteriori informazioniIl castello aragonese è uno sei simboli della città di Ortona. L’attuale costruzione risale agli anni tra il 1450 e il 1470, ma in questa posizione panoramica era già precedentemente presente un fortino di origine medioevale. La struttura precedente era voluta dal condottiero Giacomo Caldora, che fortificava la città con delle imponenti mura che oggi portano il suo nome. Il fortino e le mura servivano a proteggere Ortona dall’invasione degli aragonesi, che riuscivano però ad entrare in città nel 1452. A quel punto decidevano di modificare il castello dandogli una forma quadrangolare in stile rinascimentale. La sua posizione è direttamente a strapiombo sul mare, così da proteggere il porto cittadino. Da qui è possibile ammirare anche la costa dei Trabocchi che parte proprio da Ortona e si allunga verso sud fino a Vasto. Ortona aveva sempre avuto bisogno di essere protetta, perché rappresenta fin dai tempi antichi un importante scalo commerciale. Originariamente il castello era dotato di cinque torrioni disposti lungo le mura circondate da un fossato. All’interno del castello era presente una torre che serviva per eventuali ritirate. Oggi sono rimasti in piedi solamente quattro torrioni, ovvero i bastioni angolari, di forma rotonda e altamente scarpati, come era usuale nello schema aragonese. La tecnica della scarpatura si ritrova anche nella base della mura e serviva a garantire maggior protezione al forte. Le torri del castello aragonese hanno la stessa altezza delle mura e ciò era stato pensato per rendere più agevole il camminamento di ronda. Nella seconda metà XVI secolo il castello veniva rivisto dagli architetti spagnoli che, nel frattempo, controllavano il territorio. In quel contesto veniva eliminata la torre centrale e aggiunta una quadrangolare più piccola lungo le mura occidentali. Nei secoli successivi passava più volte di mano tra i privati e il comune e svolse diverse funzioni, come deposito di polvere da sparo, abitazione privata e giardino all’inglese. Oggi è di nuovo nelle proprietà del comune di Ortona che, dopo un consolidamento e una profonda ristrutturazione dovuta ai danni riportati durante la seconda guerra mondiale, l’ha restituito alla cittadinanza. Delle quattro torri angolari, ne sono sopravvissute solo tre. Inoltre del palazzo residenziale addossato al lato occidentale, rimane solo un muro perimetrale dotato di decorazioni sulla cornice.
La cattedrale di San Tommaso rappresenta la chiesa più importante di Ortona. Durante i secoli veniva più volte ricostruita, come nel 1125 a causa di un terremoto e, nel 1127, della furia distruttiva di Goffredo il Normanno. Anche in epoca cinquecentesca veniva ricostruita, dopo l’invasione turca nel 1566. Altre ricostruzioni venivano realizzate nel seicento e nel settecento, mentre l’ultima, necessaria, veniva realizzata tra il 1946 e il 1949 quando la città rimaneva vittima dei bombardamenti della seconda guerra mondiale nel 1943. La cattedrale è titolata a San Tommaso, di cui conserva le reliquie dal 1258, quando le sue spoglie venivano trasferite qui dall’isola di Scio. Dal punto di vista architettonico, la grande facciata è realizzata in cotto e il suo portale monumentale è quello originario del 1311, riassemblato dopo i danni dei bombardamenti. Anche l’ingresso laterale è quello storico, recuperato dopo la guerra. Gli interni della chiesa sono organizzati su di una larga navata su cui si affacciano le cappelle laterali. Il presbiterio è rialzato e coperto da una cupola ben visibile anche dalla piazza antistante la chiesa. Sotto la cattedrale di San Tommaso c’è una cripta, in cui sono conservati i resti del santo. La copertura di questo spazio è realizzata attraverso un sistema di travi a raggiera, risalente al 1969. Nella parte bassa della pietra ci sono due fori che nei primi secoli del cristianesimo venivano utilizzati per introdurre nelle tombe balsami e profumi come aloe, mirra e incenso. Inoltre attraverso questi fori venivano realizzate le reliquie da contatto, ovvero oggetti che venivano tenuti a contatto con le spoglie del santo. A completare la cattedrale di San Tommaso c’è il museo diocesano, che conserva svariate opere, come paramenti sacri, ceramiche, argenterie e antichi reperti medioevali. Questo è ospitato in tre sale che scandiscono il fianco sinistro della chiesa, dove anticamente vi erano le cappelle del Rosario, del Battistero e di Sant’Onofrio.
All’interno dell’ex convento di Sant’Anna è stato allestito il museo della battaglia di Ortona, dopo che gli stessi spazi venivano impiegati come Casa del Fascio nel ventennio. La battaglia di Ortona avveniva tra il 20 e il 28 dicembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale, sulla linea linea Gustav. Lo scontro fu tra gli alleati canadesi e i nazisti tedeschi. In quello scontro, Hitler comandava che la fortezza di Ortona dovesse essere difesa fino all’ultimo uomo. Gli scontri erano stati piuttosto violenti ed erano strategici per gli alleati al fine di aprirsi un varco verso Roma sul lato adriatico. Sulla città piovevano circa un milione e duecentomila proiettili, che la trasformavano in un cumulo di macerie e i tedeschi, con l’intento di eliminare punti di riferimento, facevano saltare il campanile della città. L’arrivo dei rinforzi canadesi via mare costringevano i tedeschi a battere in ritirata. Il bilancio era stato drammatico: 800 morti tedeschi, 1400 morti canadesi e 1300 civili morti che non vollero abbandonare le loro case durante gli scontri. Il museo della battaglia di Ortona ha aperto le porte nel 2002 e mette in mostra un percorso dettagliato sulle vicende che vedevano Ortona protagonista durante la seconda guerra mondiale. Al suo interno sono esposti i materiali usati dai soldati e dai generali che prendevano parte alla battaglia e che, reduci dalla guerra, donavano alla città le loro attrezzature. A questi pezzi si affiancano le armature, le armi e il materiale bellico ritrovato nei dintorni. Il percorso espositivo si articola in tre sezioni: la prima è dedicata alla popolazione coinvolta nella guerra. Qui foto, disegni e schemi raccontano il clima del periodo e sono affiancati ai primi cimeli di guerra, come cannocchiali, elmetti e scatolette tedesche e americane. La seconda attiene ai due schieramenti che ad Ortona si sono confrontati: i nazisti e gli alleati. Attraverso dei cartelli a muro viene spiegata la vicenda nel dettaglio. A ciò si sommano le ricostruzioni della vita in trincea per i soldati e nelle grotte per gli sfollati. La terza, infine, mostra le strategie militari attraverso disegni e mappe utilizzati nelle pianificazioni delle battaglie.
Il cimitero del Commonwealth di Ortona, sorge nei pressi del fiume ‘Moro’ e ne prende il nome. Il 3 settembre 1943 gli Alleati invadevano il continente italiano, l’invasione coincideva con un armistizio fatto con gli italiani che poi rientravano in guerra a fianco degli Alleati. L'obbiettivo degli alleati era di attirare truppe tedesche dal fronte russo e più in particolare dalla Francia, dove era prevista un’offensiva per l’anno successivo. I progressi attraverso l’Italia meridionale furono rapidi nonostante la dura resistenza, ma alla fine di ottobre, gli alleati stavano affrontando la posizione difensiva invernale tedesca nota come Linea Gustav, che si estendeva dal fiume Garigliano a ovest fino al Sangro a est. La forza alleata che aveva combattuto la sua strada lungo l’Adriatico occupava le posizioni del fiume Sangro entro il 30 novembre. La 1a Divisione canadese attraversava il fiume Moro il 6 dicembre e nonostante una strenua resistenza, il 28 conquistava Ortona, dopo una settimana di aspri combattimenti sul terreno. La 2a divisione neozelandese avanzava nell’entroterra, ma da allora in poi non ci fu praticamente alcun movimento a est degli Appennini fino a dopo la caduta di Roma. Il sito del cimitero veniva scelto dal Canadian Corps nel gennaio 1944 e contiene 1615 tombe di coloro che morivano durante quel combattimento al fiume Moro. Le sepolture, diverse da quelle dei membri delle forze canadesi, si trovano quasi tutte nei lotti 12, 13 e 16.
Ulteriori informazioniChiunque sia mai stato in Abruzzo e abbia visto il suo bellissimo litorale, non potrà dimenticare lo splendido panorama dei trabocchi, insoliti giganti che emergono dalle acque. Siamo lungo la Costa dei Trabocchi, quel tratto di litorale del Medio Adriatico compreso tra Ortona e Vasto che ha ispirato anche Gabriele D’Annunzio. I trabocchi sono strutture davvero particolari: esse infatti si reggono su palafitte che si stagliano sull’azzurro del mar Adriatico e offrono un panorama incredibile. Molti trabocchi sono stati restaurati e riportati alla loro bellezza originaria – alcuni di essi ospitano ristoranti dove potrete gustare qualche saporita pietanza locale, nel pieno rispetto delle tradizioni abruzzesi. Impossibile descriverli tutti: ciascuno di loro ha una storia lunga millenni da raccontare, e solo ammirandone la maestosità è possibile capire appieno quale meraviglia possa suscitare nei visitatori. Ma la Costa dei Trabocchi ha ancora molte altre bellezze da regalare ai turisti. Le sue spiagge, ad esempio, sono tra le più affascinanti dell’intero litorale dell’Adriatico, e hanno il vantaggio di non essere ancora molto conosciute al turismo di massa. Luoghi splendidi come la spiaggia di Ripari di Giobbe, oggi considerata area protetta, o come le piccole calette del Golfo di Venere meritano assolutamente di essere scoperte. Acque azzurre, sabbia fine e panorami mozzafiato sono garantiti. Se siete alla ricerca di una vacanza a contatto con la natura, poi, avrete solamente l’imbarazzo della scelta. litorale. E che dire della Riserva Naturale di Punta Aderci? Splendide distese verdi che alternano vigneti a campi di grano, magnifici colori e odori che lasceranno un segno indelebile tra i vostri ricordi. Premendo il link indicato di seguito è possibile effettuare una pedalata lungo la costa dei trabocchi
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