La città della pietra

Guardiagrele

Guardiagrele

La tradizione vuole che il borgo si sia formato per la presenza di una torre longobarda, attualmente denominata Torrione Orsini, che era ed è ancora situata nella parte più alta e pianeggiante del colle per difendere la popolazione del sottostante villaggio dalle frequenti invasioni barbariche. Con il disfacimento dell’Impero Romano, essendo aumentate le scorrerie, la popolazione si trasferiva sotto la torre, costruendo case. Definita dal Poeta Gabriele D'Annunzio la terrazza d'abruzzo per il suo incantevole  panorama, Guardiagrele è considerato uno dei Borghi più belli di Italia. Infatti, grazie alle sue numerose terrazze, si possono scorgere, non solo le linee sinuose del Parco Nazione della Majella, ma anche gli spigolosi costoni del massiccio montuoso del Gran Sasso che sta in lontananza e, se il tempo lo permette, è possibile scorgere persino la costa adriatica che rende ancora più suggestiva la visione di questo meraviglioso scenario paesaggistico. Esternamente Guardiagrele è circondata da porte e Torri di epoca medievale, che segnano l'ingresso al paese, ma la parte più suggestiva è sicuramente rappresentata dal centro storico.  Le stradine che salgono dalla circonvallazione esterna verso il centro, si snodano tra pendenze lastricate, vicoli stretti e strade che conducono alla Piazza Duomo dove si trova la cattedrale Santa Maria maggiore. Premendo il sottostante link è possibile fare una passeggiata per il paese.

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Duomo di Santa Maggiore

Duomo di Santa Maggiore

Al di là di una tradizione locale che vorrebbe far risalire la fondazione della chiesa addirittura al 430 d. C., costruita sui resti di un tempio pagano, le vicissitudini architettoniche di Santa Maria Maggiore trovano le proprie origini più documentate tra il X e il XII secolo, e proseguono nel corso del Duecento e del Trecento. Testimonianza forte della sua storia più antica è data dalla particolarità della facciata, che salta subito agli occhi del visitatore quando se la vede spuntare improvvisamente tra le case del centro. Ha infatti una forma davvero inconsueta, con una struttura centrale a torre che serve anche come campanile, importata probabilmente dalla tradizione francese dei monaci Cluniacensi, dove questa soluzione era invece abbastanza diffusa. La facciata offre il bel portale trecentesco col l’arco a sesto acuto e, nella lunetta, una scultura del Quattrocento che raffigura l’Incoronazione della Vergine; al di sopra una finestra del tipo detto monofora (ossia con una sola apertura) decorata con un raffinato gioco di traforo della pietra. Le due piccole teste, una maschile ed una femminile, che si vedono oggi venivano aggiunte nel Quattrocento. Sui fianchi della chiesa si aprono due porticati. Quello di sinistra, in parte ricostruito e liberato dalle case che vi si erano aggiunte nei secoli, porta all’ingresso dell’ex cappella della Madonna del Popolo, con il suo bel portale tardo-rinascimentale. Lungo il portico si trova un’edicola interamente decorata a stucchi che circonda, come fosse una cornice, l’affresco della Madonna del Latte di un ignoto artista quattrocentesco. Sotto il portico che corre invece lungo il versante opposto, con alte colonne coperte da un tetto in travi di legno, si trova un altro portale rinascimentale datato 1578. Poco oltre, incastonati nella parete, lo stemma della città e gli emblemi delle maggiori famiglie gentilizie di Guardiagrele che qui vennero murati nel 1884 per non disperderli. Entrando in Santa Maria si noterà come l’interno abbia un aspetto completamente diverso dall’esterno, frutto delle radicali trasformazioni barocche seguite al rovinoso terremoto dei primi anni del Settecento. Uno degli effetti principali di tali trasformazioni, dal punto di vista della struttura architettonica, si vede nella presenza di un unico spazio rialzato, cui si accede con una scalinata centrale. Lungo le due pareti si alternano quattro altari in stucco per lato. Nell’ultimo altare di destra si ammira una singolare quanto inusuale opera di scultura frutto di un eclettico assemblaggio di pezzi di varia provenienza: una specie di tabernacolo in pietra scolpita e dipinta. Nella parte bassa ha una decorazione con elementi vegetali del Duecento e in quella alta due angeli del Quattrocento che reggono un stemma. Al centro uno sportello in ferro protegge l’interno decorato con una composizione di riquadri a bassorilievo: una figura femminile centrale che può essere pensata come l’Assunta e due riquadri con una scena pastorale e, forse, la scena biblica di Adamo ed Eva.

Chiesa di San Francesco

Chiesa di San Francesco

La Chiesa di S. Francesco rappresenta, dopo Santa Maria Maggiore, la più rilevante emergenza architettonica ed urbanistica di Guardiagrele. La magnificenza della Chiesa trecentesca testimonia ed illustra il nuovo ruolo che venne ad assumere questa parte del paese: la piazza antistante la chiesa, adibita a mercato, diveniva il fulcro economico dell'insediamento urbano. Il prospetto principale della Chiesa si presenta di tipo rettangolare, rivestito con paramento di conci in pietra con una cornice ad arcatelle ed una cornice mediana di pure stile trecentesco. Sul fianco destro del monumento, sulla struttura realizzata con i ricorsi di pietrame, le sagome delle preesistenti finestrature oramai murate, e la soprastante muratura settecentesca in pietra irregolare, costruita per permettere la realizzazione, nell'interno, della volta a botte. Sempre sul fianco destro si trovano due portali, uno minore, oramai murato e l'altro che costituisce il secondo ingresso della chiesa francescana. Spostandoci all'Interno, l'impianto architettonico della chiesa di San Francesco presenta una navata unica, senza cappelle laterali con coro presbiteriale e retrostante sagrestia, sopra la quale si innalza il campanile. Nel vano sottostante il campanile è possibile vedere ancora oggi una originale volta ogivale a crociera con costoloni cilindrici in pietra e decorazioni policrome.

Museo della tradizione e dei costumi

Museo della tradizione e dei costumi

Il Museo del Costume e della Tradizione di Guardiagrele nasce negli anni ottanta e ad oggi, con i suoi circa settecento reperti, racconta e testimonia un particolare periodo storico, quello tra Ottocento e Novecento, in cui la realtà guardiese era prevalentemente contadina e artigiana. La visita al Museo permette di cogliere due aspetti importanti della vita del guardiese di un tempo: quello della famiglia patriarcale, con le sue regole, i suoi ritmi, i suoi affetti e quello della comunità contadina e artigiana che si esprime attraverso immagini di grande operosità in cui trovano spazio tanti mestieri, alcuni dei quali scomparsi. Nelle sale sono stati riallestiti alcuni degli ambienti più caratteristici della vita domestica e dell’operosità artigiana della Guardiagrele a cavallo tra ‘800 e ‘900. La cucina presenta elementi autentici, una cucina, con forno e camino, madie, dispense e mobili per stoviglie con piatti, bicchieri e pentole di rame, oltre al necessario per la panificazione e ad uno spazio tutto femminile dedicato alle attività di filatura e tessitura, con telaio ancora funzionante, arcolaio, orditore ed altri strumenti. La camera da letto, ricostruita per testimoniare antiche usanze legate al matrimonio, come l’esposizione e l’ ”apprezzo” (stima) della dote, che i parenti erano invitati ad ammirare; una sezione è dedicata agli abiti femminili e ai gioielli artigianali, indossati nelle occasioni più importanti. La sala delle arti e dei mestieri Altri spazi sono invece riservati all’attività artigiana, sempre fiorente a Guardiagrele, ed espongono strumenti ormai in disuso o addirittura sconosciuti alle nuove generazioni, come quelli degli ebanisti e dei falegnami, dei tintori e dei calzolai, dei ceramisti, dei sediari, dei ramai e dei maestri del ferro battuto. Il Museo del Costume, vanto della città di Guardiagrele, accoglie ogni anno migliaia di visitatori e li accompagna in un vero e proprio viaggio nel tempo.

Gastronomia

Gastronomia

Simbolo culinario della cittadina è il rinomato dolce dalle tre cime: le sise delle monache. Sulle origini di tale nome ci sono diverse ipotesi: la più probabile sarebbe legata alle suore che abitavano intorno al 1300 il Convento delle Clarisse e che avrebbero inventato il dessert in ricordo del martirio del taglio dei seni di Sant’Agata. La tesi più maliziosa invece si rifà all’abitudine delle suore di inserire tra i due seni un fardello di stoffa in modo da rendere la superficie del torace, compressa da una fascia, piatta e senza protuberanze. C’è chi invece associa la forma del prodotto, detto anche Tre Monti, ai tre massicci abruzzesi più importanti gli Appennini, ovvero il Gran Sasso d’Italia, la Maiella e il Monte Sirente-Velino. La ricetta originale è ancora segreta e ben custodita nei ricettari guardiesi, che si tramandano di generazione in generazione. Tuttavia quello che si può dire è che la base di pan di Spagna è realizzata con farina, uova e zucchero e cotta in forno per circa 35 minuti. Mentre la crema pasticciera è quella classica, fatta con farina, uova, zucchero, latte e cannella. Il dolce è interamente lavorato a mano, anche per la creazione della caratteristica forma a tre punte, che viene data al momento dell’impasto. Dopo la fase di cottura, i dessert vengono riempiti con la crema, fatti raffreddare e spolverati con abbondante zucchero a velo.