La Casa di Cristina è un edificio dei primi del Novecento che, nel corso dei decenni, è stato abitato dai nonni, Costantino e Cristina e dagli avi. L'idea del bed and breakfast nasce proprio dalla volontà di tenerla in vita e non perdere i ricordi dei nostri nonni e del tempo trascorso insieme a loro.
La struttura si disloca su tre livelli: al piano terra si trova una spaziosa cucina dove viene proposta una colazione fai da te, inclusa nel prezzo, al primo piano vi è una camera matrimoniale con bagno incluso e un ampio balcone dove è possibile ammirare il panorama montano, al secondo piano, invece, vi sono due camere matrimoniali che condividono il bagno in comune.
Ubicato a Comino, una piccola contrada ai piedi della Majella nel Comune di Guardiagrele, il B&B la Casa di Cristina gode di una posizione privilegiata, essendo situato a due passi dalla montagna e a cinque minuti dal centro storico di Guardiagrele.
Una residenza semplice e familiare, isolata dalla frenetica e concitata vita di città, dove poter trascorrere le vacanze, respirare la fresca aria di montagna e rigenerarsi prima del ritorno alla quotidianità.

La rosa

Prezzo uso singolo: 50,00 € Prezzo matrimoniale: 70,00 € La camera " la Rosa" si trova al primo piano della struttura. Essa ha un ampio bagno al proprio interno, è dotata di tutti i comfort (ventilatore, wi-fi gratis, televisione in camera) oltre che un ampio armadio, un mobile con cassetti e due comodini portaoggetti. Gode di una vista sul giardino. Su richiesta è possibile aggiungere una culla da campeggio per bambini da 0 a 5 anni senza ulteriori costi. Da 6 anni in su la tariffa sarà applicata per l'intero

Orchidea

Prezzo uso singolo: 50,00 € Prezzo camera matrimoniale: 60,00 La camera "orchidea" si trova al secondo piano dell'edificio, condivide il bagno in comune con la camera "girasole". Essa è dotata di tutti i comfort ( wi fi - gratuito, aria condizionata - televisione in camera), oltre che comodini porta oggetti e ampio mobile con cassetti. Affacciandosi dalla finestra si vede la Maiella. Su richiesta può essere aggiunta gratuitamente una culla da campeggio per bambini da 0 a 5 anni. Da 6 anni in su la tariffa sarà applicata per intero.

Papavero blu

Prezzo uso singolo: 50,00 € Prezzo matrimoniale: 60,00 € Prezzo uso tripla: 90,00 € Prezzo uso quadrupla: 120,00 € La camera "papavero blu" è dislocata al secondo piano della struttura. Condivide il bagno con la camera "orchidea". E' dotata di tutti i comfort ( televisione in camera, aria condizionata, wi- fi gratuito) oltre che un ampio armadio, un mobile con cassetti e due comodini portaoggetti. Accedendo sul lungo balcone, si può ammirare la Maiella. Su richiesta può essere aggiunta, senza ulteriori costi, una culla da campeggio per bambini da 0 a 5 anni. da 6 anni in su la tariffa sarà applicata per intero

dove mangiare

Nei dintorni del bed and breakfast ci sono diversi ristoranti e agriturismi dove poter assaporare i piatti tipici della tradizione culinaria abruzzese e degustare i migliori vini e amari d'Abruzzo. Tra questi, in particolare, spiccano il ristorante "la Grotta dei Raselli, situato a pochi km dal B&B e il ristorante Villa Majella, recentemente inserito nella Guida Michelin. Infine, cliccando sul pulsante sottostante, proponiamo una più vasta possibilità di scelta dei ristornati, vinerie e agriturismi nelle vicinanze del B&B per poter soddisfare ogni vostra esigenza.

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Eventi

Il programma estivo di Guardiagrele presenta una varietà di eventi culturali di ogni genere che spaziano dal campo dell'arte, alla letteratura alla musica, al cinema e al teatro. Tra questi emerge la mostra dell'artigianato di Guardiagrele, che si svolge ogni anno nel mese di agosto e che ha lo scopo di promuovere e valorizzare la produzione dei tesori artistici e artigianali abruzzesi attraverso una ricca esposizione delle eccellenze artigiane regionali. Di seguito, premendo l'apposito pulsante, è possibile vedere il programma estivo di Guardiagrele e consultare il sito personale dell'ente mostra artigianato .

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Abruzzo mari e monti

Tra mare e montagna non sapete cosa scegliere? La soluzione c'è, si chiama Abruzzo. Definita la Regione Verde d'Europa, l'Abruzzo offre ai suoi visitatori un'esperienza indimenticabile tra paesaggi collinari, montagne, vivaci località balneari, piccoli borghi, città dalla storia antica. Questo è l’Abruzzo, una regione italiana che riesce a coniugare nel suo territorio paesaggi davvero diversi e che ha ha fatto della molteplicità di paesaggi e territori il suo punto di forza, insieme alla sua lunga storia e alle sue tradizioni millenarie. Non a caso lo stemma dell’ Abruzzo è uno scudo italico suddiviso in fasce di tre colori diversi: bianco come le montagne innevate, verde come le colline dell’entroterra e blu come il mare.

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Cosa visitare

Passeggiando per il centro storico si possono osservare sia numerose chiese che testimoniano l'importanza che la religione ha rivestito per il paese sia palazzi storici e diversi palazzi storici. Tra le prime spiccano la Cattedrale, il Duomo di Santa Maria maggiore la cui facciata, costruita in pietra, è quasi interamente occupata dall'imponente campanile, lungo via Modesto della porta si trova la chiesa di Santa Maria del Carmine. Diversi sono anche i musei: tra questi il museo più importante è quello del costume e dell'artigianato abruzzese.

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Cascata di San Giovanni

Cascata di San Giovanni

L'anello della Cascata S. Giovanni permette di conoscere la valle del Torrente Vesola: una delle tipiche valli fluviali profondamente incise nel settore orientale della Maiella. L'ambiente dominante è quello della faggeta e l'escursione è impreziosita dalla presenza del torrente e soprattutto dalla cascata di San Giovanni. Durante il ritorno, dal punto di vista panoramico della radura di Paina della Civita si può scorgere il Mare Adriatico e , in condizioni ottimali, anche le Isole Tremiti. L'itinerario che conduce alla Cascata di San Giovanni, parte dal Fontanile di Bocca di Valle e ci si inoltra nel sentiero che fiancheggia per tutto il tratto il Torrente Vesola. Alla fine della carrareccia, si svolta a destra, per poi giungere, dopo un serbatoio a destra, di nuovo sul Torrente Vesola in prossimità della Cannilluccia ( fonte sorgiva sulla parete invasa dal muschio). Si attraversa il torrente e, seguendo le indicazioni si arriva, dopo una breve salita, alla Cascata di San Giovanni. Al ritorno, prima di rimettersi sulla carrareccia, si prende il sentiero sulla destra seguendo l'indicazione per Piano della Civita e Bocca Di Valle, fiancheggiando e lasciando dopo un po', sulla destra la Valle Favorana. Attraversata la radura di Piano della Civita, si scende a zig zag in una pineta fino ad arrivare al Fontanile. L'escursione non presenta particolari difficoltà , il percorso è quello tipico di bassa montagna, non esposto, con leggere e costanti salite. Non necessita di equipaggiamento tecnico specifico ma è consigliabile l'utilizzo di indumenti adeguati ( pantaloni e scarpe da trekking). Partendo dalla Fontana di Bocca di Valle, il tempo di percorrenza, mediamente impiegato per raggiungere la cascata di San Giovanni, è di un'ora/ un'ora e un quarto. Premendo sul link di seguito, si aprirà un breve video che vi consentirà di vedere alcuni tratti del percorso che conduce alla cascata Di San Giovanni

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Fonte Carlese

Fonte Carlese

Classica escursione ad anello lungo la dorsale con ampi panorami delle vette circostanti e con la presenza di ampie faggete. Parcheggiata la macchina in prossimità della fontana di Bocca di Valle , si inizia a salire sulla sinistra, seguendo l'indicazione F2, fino ad arrivare a Piana della civita a quota 804 m. Si prosegue lungo la piana, si abbandona poi il sentiero F2 che conduce alla cascata di San Giovanni e si procede diritti per Pietro Cioppo a quota 1638 m. Si lascia il sentiero che conduce al Pomilio e ci si inoltra, sulla destra, per un sentiero poco evidente, fino ad arrivare a Fonte Carlese, dove si può ammirare la Valle in tutta la sua ampiezza. Dopo essersi rinfrescati alla fonte, si inizia a scendere lungo il sentiero F1 che conduce a Bocca di valle, passando per il Campanaro, Valle delle Monache e Piana delle Mele.

La Valle

La Valle

Classica escursione nelle bassi valli della Maiella caratterizzata da folte pinete che, specialmente nel periodo estivo, offrono una frescura incomparabile. Al ritorno è possibile ammirare la Grotta dei Pulcini dove si possono ammirare stalattiti e stalagmiti . L'itinerario dell'escursione parte da Bocca di Valle, dal parcheggio che si trova al bivio per Piana delle Mele. Si prosegue sulla strada asfaltata verso rapino per un chilometro, fino ad arrivare, sulla sinistra, all'incrocio per la Forcatura. Si inizia a salire e in corrispondenza di una cava abbandonata, si svolta al sinistra lungo un evidente carrareccia, tralasciando quella sulla destra. Si percorre tutta la pineta fino a prendere di nuovo la carrareccia sulla destra che conduce alla fonte Ornello. Dopo una meritata sosta alla fonte, si inizia a salire sulla sinistra, lungo il sentiero E1, fino a incontrare la strada che porta a Valle Monache. Percorrendola tutta e, arrivati sul luogo, ci si inoltra luogo il sentiero F5 fino ad arrivare lungo la valle dove scorre il torrente Vesola. Si torna quindi indietro verso Valle delle Monache e da qui si prende il sentiero il sentiero F1 che che conduce a Piana delle Mele. Poi si segue quindi l'indicazione per la Grotta dei Pulcini che dista meno di un chilometro da Piana delle Mele. Si scende verso la carrareccia fino ad incontrare la strada asfaltata e, una volta attraversata, si percorre il sentiero che, con diversi piccoli tornanti, conduce di nuovo sulla strada e da qui, a sinistra, al punto di partenza. L'escursione non presenta particolari difficoltà o punti esposti.

Valle Delle Monache

Valle Delle Monache

La Valle delle monache può essere raggiunta sia partendo direttamente dal parcheggio superiore Di Piana delle Mele sia partendo dalla Fontanella di Bocca di Valle. Nel primo caso, seguendo il sentiero F1 si può continuare lungo la strada bianca, una salita molto dolce, ampia e poco faticosa che consente di giungere a Valle delle Monache in meno di mezz'ora. Una volta arrivati, troverete la baita degli alpini, un’area pic-nic ed una fontanella. Partendo invece dal sentiero che comincia alla destra del Fontanile di Bocca Di Valle, proseguendo sullo stesso si raggiunge, sulla destra, un piccolo ponticello oltrepassato il quale si continua per una salita a zig-zag di 20 minuti fino ad arrivare a Piana delle Mele e da qui prendere il sentiero F1 che conduce alla Valle Delle Monache.

Balzolo – area pic-nic Grotta dell’Acqua – Linaro:

Balzolo – area pic-nic Grotta dell’Acqua – Linaro:

Dalla piazzetta del Balzolo, si prende la comoda strada sterrata, che, dopo la galleria, c’introduce nell’affascinante paesaggio della Valle del fiume Avella, si prosegue sulla strada giungendo, dopo una breve salita, in località “tre cantoni”. Dopo aver superato un’alta galleria, la strada scende quasi a costeggiare il fiume e oltrepassata la “grotta di mattone”, si arriva alla grande biforcazione tra il “vallone di Selvaromana”e il “vallone delle tre grotte”. Tra la frescura del bosco, si raggiunge l’area pic-nic di “Grotta dell’Acqua”(930 m slm), un’area attrezzata con tavolini, punto di cottura e fontanella. Salendo ancora si arriva a “Linaro” , (1100 m slm), dove termina la strada. Il tempo di percorrenza è di tre ore, più il ritorno.

Balzolo – Gobbe di Selvaromana – Blockhaus:

Balzolo – Gobbe di Selvaromana – Blockhaus:

Seguendo l’itinerario descritto per “Linaro”, dopo l’area pic-nic ”La Grotta dell’Acqua”, si guada il fiume e, in leggera salita si attraversa il bosco, passando per “Grotta Remora” e, percorrendo il sentiero di sinistra, si giunge alla “Grotta del Vento” da dove, con una ripida discesa si giunge all’alveo del fiume. Seguendo il sentiero tra le strette pareti della valle, si oltrepassa l’imbocco di “Valle dell’Inferno”, giungendo nella “Piana dei Faggi”. Ancora, lungo il sentiero del fiume , tra i nevai e le alte pareti delle Morelle, oltrepassata “ la Mucchia”, si esce dalla valle nel versante orientale di “Monte Cavallo”. Addentrarsi nella mughetta in direzione Nord fino a raggiungere il sentiero G2 sulla cresta di “Monte Cavallo”. Si prosegue a mezza costa per il sentiero G2 fino alla strada rotabile del “Blokhaus”, passando per il ricovero dei pastori di “Grottilicchia”.

Indiana Park e Vertical Park

Il Parco Avventura Majella è il più grande Parco Avventura d’Italia e si trova in località Piana delle Mele.  Dista soli 10 minuti dal B&B ed è facilmente raggiungibile da Chieti, da Pescara, da Lanciano e da tutta la costa adriatica.  L’attività del Parco Avventura consiste nell’affrontare gli oltre 250 giochi sospesi tra gli alberi, camminando tra passerelle, ponti tibetani, tunnel e tirolesi mozzafiato, il tutto nella massima sicurezza e con l’assistenza del personale qualificato. Nel parco  ci sono cinque percorsi per bambini dai 2 ai 4 anni, 6 sei percorsi per bambini dai 5 ai 7 anni e altri 16, per ragazzi e adulti. Tantissimi percorsi sospesi nel vuoto, surf sulla cresta degli alberi, ponti e reti, a diverse altezze e con diversi gradi di difficoltà.

Tutte le attività naturalistiche sono effettuate con personale qualificato quali accompagnatori di Media Montagna, Guide Alpine, operatori del parco avventura, maestri, guide di mountain bike ed educatori. Dal parco di Piana Delle Mele non partono solo sentieri escursionistici da percorrere a piedi ma c'è anche una una ampia scelta di percorsi mtb di tutte le difficoltà. Infatti l’offerta del Bike Park prevede il noleggio di E-Bike a pedalata assistita e di MTB a pedalata muscolare. Inoltre, avrete la possibilità di richiedere escursioni con  la guida che vi accompagnerà alla scoperta dei bellissimi tracciati montani della Maiella Orientale. 

Il Forest Park è un'attività esperienziale nel bosco con guida che si compone di diverse attività: 

1) ESPLORANATURA 1 -Missione salva uova (attività adatta per bambini dai 4 ai 7 anni): Una vera avventura nella natura! Il tuo compito è proteggere le uova d'oro della chioccia e riportarle nel nido. Per fare questo devi affrontare delle prove: superare fitti boschi, introdurti in misteriose grotte alla ricerca delle uova, trovare la roccia dove si posa l'aquila e finalmente scalare la montagna per portare al sicuro le uova nel nido di mamma chioccia. Per portare a termine queste difficili prove avrai bisogno della giusta attrezzatura: ti saranno dati un casco e una torcia elettrica per esplorare le grotte, un contenitore per le uova, un binocolo e una bussola per individuare la roccia dell'aquila e naturalmente una mappa e uno zaino per trasportare tutto. Cosa aspetti?! Parti per questa grande avventura, salva le uova d'oro! 

2) ESPLORANATURA 2 - Missione Cura il Re del Bosco (attività adatta per bambini dai 5 agli 8 anni):
Un bellissimo cervo è stato ferito da un predatore e ha bisogno di cure. Grazie alla conoscenza della medicina naturale e al manuale delle piante curative dovrai raccogliere le essenze medicinali, preparare la pomata e curare il cervo ferito. Trovare e riconoscere le piante medicinali non è facile! Dovrai inoltrarti nel bosco e grazie all'aiuto della mappa trovare e raccogliere foglie, cortecce e semi curativi. Solo quando avrai trovato e raccolto tutte e 4 le piante medicinali potrai preparare la pozione che salverà la vita al cervo! 

3) ESPLORANATURA 3 - Esploratori nel Bosco (attività adatta per bambini dai 6 ai 12 anni)
Immergersi nella natura e avventurarsi alla ricerca di piante, foglie, fiori e cortecce sarà la vostra missione. La bussola, la mappa e l’aiuto della guida aiuteranno i piccoli esploratori ad orientarsi nel bosco alla ricerca delle meraviglie che li circondano 


Località Valleriana -  Vertical Park - Pennapiedimonte 
A Pennapiedimonte, in Località Valleriana c'è questo nostro nuovo sogno. Si tratta di un percorso che si sviluppa su roccia con un dislivello positivo di 150 mati e che può essere affrontato con l’attrezzatura, messa a disposizione dal personale, per una durata massima di circa 3 ore, sotto la supervisione di professionisti della montagna, quali Guide Alpine e operatori. Comodamente raggiungibile in auto e in autobus, il Vertical Park è fruibile per gli appassionati di montagna che possono godere di affacci mozzafiato con vista mare, passaggi in grotta e ambienti naturali.

 L’area di Piana delle Mele è pubblica, con aree picnic libere dove per accedervi, non c’è nessun costo di entrata, si pagano solo le attività che si effettuano. Nei link indicati di seguito, è possibile vedere un'anteprima dei percorsi  avventura di Indiana Park e Vertical Park e consultare il sito del Parco Nazionale della Majella per conoscere orari, tariffe, prenotazioni, attività e ulteriori informazioni.

Indiana Park

Vertical park

Parco Nazionale della Majella

Situato a Bocca di Valle, una piccola frazione del comune di Guardiagrele ai piedi delle della Majella Orientale e a soli dieci minuti dal B&B, il Bike Park di Bocca di Valle propone la possibilità di praticare enduro, cross country su una rete di sentieri che si sviluppa fitta su questo versante della Majella, con piste dal più basso al più alto livello tecnico.
Rocce e radici che si intrecciano, per poi lasciare spazio a lunghe sezioni di flow su terra battuta e sponde, iI l tutto tra paesaggi e panorami che lasciano il segno!.
Il Bike Park, inoltre, prevede la possibilità di prenotare escursioni con le guide e scoprire i boschi incontaminati della Majella circondati da panorami mozzafiato, pedalando a contatto con la natura sui nostri sentieri.
E' infine possibile prenotare lezioni di  mountain bike per migliorare le proprie abilità tecniche di guida per tutte le discipline (XC, Enduro, Downhill) e divertirsi con più sicurezza, sia individualmente che in gruppo!
Per conoscere orari, tariffe , prenotazioni e ulteriori informazioni, cliccare nel link di seguito.
Bike park Bocca di Valle
Bike park bocca di valle image

Pronti……… Partenza………. GASsSsSsSsSsSsSs!!!!

Avete bisogno di un pò di adrenalina ??!! Cosa Aspettate ?! La Pista Mini - spid di Ortona è ciò che fa per voi. Il circuito si trova a pochi passi dal centro di Ortona,  a 5 minuti dal mare e  a soli 3 km dall'uscita autostradale a 14 e ti permette di immergerti in una atmosfera di vacanza, divertimento e relax tra curve, accelerazioni e staccate. Il complesso dispone di un tracciato per Go Kart, Minimoto, Minimotard, per mezzi privati o noleggio. Inoltre, tra questi, ci sono anche go kart per persone diversamente abili!!!. Nell' area ricreativa è  presente una piscina 14×7, spogliatoi con docce uomo-donna, ombrelloni e lettini, area verde con gazebo attrezzata con tavoli e sedie dove poter pranzare o cenare con i menù giornalieri.
Infine, per chi volesse venire con camper e roulotte, la struttura offre un ampio parcheggio attrezzato di 10.000 mq con illuminazione.
Per vedere orari, recapiti e fare un giro di ricognizione cliccate nei link sottostanti. Gaaassss!!!
Pista Mini - Speed Ortona
Orari, recapiti e ulteriori informazioni


Mini-speed Ortona image
Situato a Rapino, in provincia di Chieti (Abruzzo), l’impianto Pump Track Rapino di Velosolutions è il primo e più grande del Centro-Sud Italia.
Il tracciato si compone di salite e discese, curve e gobbe su un tecnologico manto di asfalto che lo rende praticabile in ogni stagione dell’anno. Non solo bici, ma anche con pattini, skate, monopattini, insomma con ogni attrezzo è possibile avventurarsi lungo il tracciato seguendo la famosa linea rossa che contraddistingue la pista di Pump Track Rapino della Velosolutions. L’impianto è aperto anche in orario serale poiché è provvisto di una illuminazione a led che ne permette la fruizione notturna.
Per ulteriori informazioni su orari, tariffe, prenotazioni e per un giro di ricognizione cliccare negli appositi link, indicati di seguito.
Pump Track Rapino
Giro in sella
Rapino pump track image
Il Tirino è un fiume che ha a che fare più con un immaginario fiabesco che con un luogo reale. Le sue acque appaiono talmente cangianti e cristalline che sembrano provenire da luoghi lontani, se non addirittura irreali e, proprio in virtù di queste sue caratteristiche, è stato proclamato come il fiume più pulito d’Italia e tra i più limpidi d’Europa. Il fiume Tirino è il luogo perfetto per trascorrere una giornata diversa, in compagnia e in cui poter svolgere molteplici attività: dalla canoa al trekking, dalle escursioni alle passeggiate in mountain bike o ai pic nic immersi nel verde. Irrinunciabile è il giro in canoa, un’esperienza fuori dal comune, in cui potrai addentrati in corsi d’acqua tranquilli e limpidi con un mezzo ecologico, silenzioso, divertente e alla portata di tutti che vi permetterà di vivere un'esperienza diversa, in compagnia e in mezzo alla natura: un modo alternativo di occupare le belle giornate di primavera o le afose giornate estive, lasciandovi cullare in acque limpide, circondati da alberi, aria di montagna, lontano dal caos e dalla frenesia della città.  Se vi volete immergere nell'acqua  cristallina del fiume Tirino e vedere orari, costi e prenotazioni, cliccate sui link indicati di seguito.
Giro in canoa
Sito Bussi sul Tirino - Canoa
Abruzzo Rafting - Bussi sul Tirino image
Grotta del cavallone imageGrotta del cavallone image
Conosciute anche come le Grotte della Figlia di Jorio, da quando il pittore Francesco Paolo Michetti ne trasse ispirazione per la realizzazione delle scenografie del II atto dell'omonimo dramma pastorale dannunziano, le Grotte del Cavallone sono l'unico complesso carsico di interesse speleologico visitabile del Parco Nazionale della Majella e, con i suoi 1475 m di altitudine, è il più alto d'Europa. Situate nei territori dei Comuni di Taranta Peligna e Lama dei Peligni, in provincia di Chieti, le Grotte, così chiamate probabilmente per via di un’enorme profilo di testa di cavallo che si intravede lungo la parete dell'ingresso della cavità, sono raggiungibili con una lenta e suggestiva ascesa in funivia, o meglio cestovia bisposto, della durata di circa 20 minuti, che da Pian della Valle sale a quota 1388 m lungo il Vallone di Taranta permettendo così di osservare la maestosità della Montagna Madre, la Majella. Si prosegue poi per un breve tratto a piedi ed una scalinata di 180 gradini, fino a giungere al Belvedere.
La visita guidata dura poco più di un'ora e si svolge ad una temperatura costante di 10°C, con un'umidità del 90%, lungo un percorso che si sviluppa per oltre un chilometro, diviso fra una galleria principale e tre diramazioni secondarie.
Per informazioni su orari, contatti, costi e per una visita guidata all'interno delle grotte cliccare nei link indicati di seguito.
Guida all'interno delle grotte
Sito personale Grotte del cavallone

La città della pietra

Guardiagrele

Guardiagrele

La tradizione vuole che il borgo si sia formato per la presenza di una torre longobarda, attualmente denominata Torrione Orsini, che era ed è ancora situata nella parte più alta e pianeggiante del colle per difendere la popolazione del sottostante villaggio dalle frequenti invasioni barbariche. Con il disfacimento dell’Impero Romano, essendo aumentate le scorrerie, la popolazione si trasferiva sotto la torre, costruendo case. Definita dal Poeta Gabriele D'Annunzio la terrazza d'abruzzo per il suo incantevole  panorama, Guardiagrele è considerato uno dei Borghi più belli di Italia. Infatti, grazie alle sue numerose terrazze, si possono scorgere, non solo le linee sinuose del Parco Nazione della Majella, ma anche gli spigolosi costoni del massiccio montuoso del Gran Sasso che sta in lontananza e, se il tempo lo permette, è possibile scorgere persino la costa adriatica che rende ancora più suggestiva la visione di questo meraviglioso scenario paesaggistico. Esternamente Guardiagrele è circondata da porte e Torri di epoca medievale, che segnano l'ingresso al paese, ma la parte più suggestiva è sicuramente rappresentata dal centro storico.  Le stradine che salgono dalla circonvallazione esterna verso il centro, si snodano tra pendenze lastricate, vicoli stretti e strade che conducono alla Piazza Duomo dove si trova la cattedrale Santa Maria maggiore. Premendo il sottostante link è possibile fare una passeggiata per il paese.

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Duomo di Santa Maggiore

Duomo di Santa Maggiore

Al di là di una tradizione locale che vorrebbe far risalire la fondazione della chiesa addirittura al 430 d. C., costruita sui resti di un tempio pagano, le vicissitudini architettoniche di Santa Maria Maggiore trovano le proprie origini più documentate tra il X e il XII secolo, e proseguono nel corso del Duecento e del Trecento. Testimonianza forte della sua storia più antica è data dalla particolarità della facciata, che salta subito agli occhi del visitatore quando se la vede spuntare improvvisamente tra le case del centro. Ha infatti una forma davvero inconsueta, con una struttura centrale a torre che serve anche come campanile, importata probabilmente dalla tradizione francese dei monaci Cluniacensi, dove questa soluzione era invece abbastanza diffusa. La facciata offre il bel portale trecentesco col l’arco a sesto acuto e, nella lunetta, una scultura del Quattrocento che raffigura l’Incoronazione della Vergine; al di sopra una finestra del tipo detto monofora (ossia con una sola apertura) decorata con un raffinato gioco di traforo della pietra. Le due piccole teste, una maschile ed una femminile, che si vedono oggi venivano aggiunte nel Quattrocento. Sui fianchi della chiesa si aprono due porticati. Quello di sinistra, in parte ricostruito e liberato dalle case che vi si erano aggiunte nei secoli, porta all’ingresso dell’ex cappella della Madonna del Popolo, con il suo bel portale tardo-rinascimentale. Lungo il portico si trova un’edicola interamente decorata a stucchi che circonda, come fosse una cornice, l’affresco della Madonna del Latte di un ignoto artista quattrocentesco. Sotto il portico che corre invece lungo il versante opposto, con alte colonne coperte da un tetto in travi di legno, si trova un altro portale rinascimentale datato 1578. Poco oltre, incastonati nella parete, lo stemma della città e gli emblemi delle maggiori famiglie gentilizie di Guardiagrele che qui vennero murati nel 1884 per non disperderli. Entrando in Santa Maria si noterà come l’interno abbia un aspetto completamente diverso dall’esterno, frutto delle radicali trasformazioni barocche seguite al rovinoso terremoto dei primi anni del Settecento. Uno degli effetti principali di tali trasformazioni, dal punto di vista della struttura architettonica, si vede nella presenza di un unico spazio rialzato, cui si accede con una scalinata centrale. Lungo le due pareti si alternano quattro altari in stucco per lato. Nell’ultimo altare di destra si ammira una singolare quanto inusuale opera di scultura frutto di un eclettico assemblaggio di pezzi di varia provenienza: una specie di tabernacolo in pietra scolpita e dipinta. Nella parte bassa ha una decorazione con elementi vegetali del Duecento e in quella alta due angeli del Quattrocento che reggono un stemma. Al centro uno sportello in ferro protegge l’interno decorato con una composizione di riquadri a bassorilievo: una figura femminile centrale che può essere pensata come l’Assunta e due riquadri con una scena pastorale e, forse, la scena biblica di Adamo ed Eva.

Chiesa di San Francesco

Chiesa di San Francesco

La Chiesa di S. Francesco rappresenta, dopo Santa Maria Maggiore, la più rilevante emergenza architettonica ed urbanistica di Guardiagrele. La magnificenza della Chiesa trecentesca testimonia ed illustra il nuovo ruolo che venne ad assumere questa parte del paese: la piazza antistante la chiesa, adibita a mercato, diveniva il fulcro economico dell'insediamento urbano. Il prospetto principale della Chiesa si presenta di tipo rettangolare, rivestito con paramento di conci in pietra con una cornice ad arcatelle ed una cornice mediana di pure stile trecentesco. Sul fianco destro del monumento, sulla struttura realizzata con i ricorsi di pietrame, le sagome delle preesistenti finestrature oramai murate, e la soprastante muratura settecentesca in pietra irregolare, costruita per permettere la realizzazione, nell'interno, della volta a botte. Sempre sul fianco destro si trovano due portali, uno minore, oramai murato e l'altro che costituisce il secondo ingresso della chiesa francescana. Spostandoci all'Interno, l'impianto architettonico della chiesa di San Francesco presenta una navata unica, senza cappelle laterali con coro presbiteriale e retrostante sagrestia, sopra la quale si innalza il campanile. Nel vano sottostante il campanile è possibile vedere ancora oggi una originale volta ogivale a crociera con costoloni cilindrici in pietra e decorazioni policrome.

Museo della tradizione e dei costumi

Museo della tradizione e dei costumi

Il Museo del Costume e della Tradizione di Guardiagrele nasce negli anni ottanta e ad oggi, con i suoi circa settecento reperti, racconta e testimonia un particolare periodo storico, quello tra Ottocento e Novecento, in cui la realtà guardiese era prevalentemente contadina e artigiana. La visita al Museo permette di cogliere due aspetti importanti della vita del guardiese di un tempo: quello della famiglia patriarcale, con le sue regole, i suoi ritmi, i suoi affetti e quello della comunità contadina e artigiana che si esprime attraverso immagini di grande operosità in cui trovano spazio tanti mestieri, alcuni dei quali scomparsi. Nelle sale sono stati riallestiti alcuni degli ambienti più caratteristici della vita domestica e dell’operosità artigiana della Guardiagrele a cavallo tra ‘800 e ‘900. La cucina presenta elementi autentici, una cucina, con forno e camino, madie, dispense e mobili per stoviglie con piatti, bicchieri e pentole di rame, oltre al necessario per la panificazione e ad uno spazio tutto femminile dedicato alle attività di filatura e tessitura, con telaio ancora funzionante, arcolaio, orditore ed altri strumenti. La camera da letto, ricostruita per testimoniare antiche usanze legate al matrimonio, come l’esposizione e l’ ”apprezzo” (stima) della dote, che i parenti erano invitati ad ammirare; una sezione è dedicata agli abiti femminili e ai gioielli artigianali, indossati nelle occasioni più importanti. La sala delle arti e dei mestieri Altri spazi sono invece riservati all’attività artigiana, sempre fiorente a Guardiagrele, ed espongono strumenti ormai in disuso o addirittura sconosciuti alle nuove generazioni, come quelli degli ebanisti e dei falegnami, dei tintori e dei calzolai, dei ceramisti, dei sediari, dei ramai e dei maestri del ferro battuto. Il Museo del Costume, vanto della città di Guardiagrele, accoglie ogni anno migliaia di visitatori e li accompagna in un vero e proprio viaggio nel tempo.

Gastronomia

Gastronomia

Simbolo culinario della cittadina è il rinomato dolce dalle tre cime: le sise delle monache. Sulle origini di tale nome ci sono diverse ipotesi: la più probabile sarebbe legata alle suore che abitavano intorno al 1300 il Convento delle Clarisse e che avrebbero inventato il dessert in ricordo del martirio del taglio dei seni di Sant’Agata. La tesi più maliziosa invece si rifà all’abitudine delle suore di inserire tra i due seni un fardello di stoffa in modo da rendere la superficie del torace, compressa da una fascia, piatta e senza protuberanze. C’è chi invece associa la forma del prodotto, detto anche Tre Monti, ai tre massicci abruzzesi più importanti gli Appennini, ovvero il Gran Sasso d’Italia, la Maiella e il Monte Sirente-Velino. La ricetta originale è ancora segreta e ben custodita nei ricettari guardiesi, che si tramandano di generazione in generazione. Tuttavia quello che si può dire è che la base di pan di Spagna è realizzata con farina, uova e zucchero e cotta in forno per circa 35 minuti. Mentre la crema pasticciera è quella classica, fatta con farina, uova, zucchero, latte e cannella. Il dolce è interamente lavorato a mano, anche per la creazione della caratteristica forma a tre punte, che viene data al momento dell’impasto. Dopo la fase di cottura, i dessert vengono riempiti con la crema, fatti raffreddare e spolverati con abbondante zucchero a velo.

La Matera d'abruzzo

Pennapiedimonte

Pennapiedimonte

Alle pendici del versante orientale della Majella, sorge Pennapiedimonte, caratteristico borgo con abitazioni in pietra e spesso scavate nella roccia. Definita la Matera d'Abruzzo, un tempo era un centro fiorente di artigianato dei maestri scalpellini, dove ora il tempo sembra essersi fermato. La leggenda vuole che il paese prenda origine da un villaggio indigeno denominato “Pinna dei Frentani”, poi chiamato “Penna” ed infine Pennapiedimonte, in riferimento alla sua posizione pedemontana. Circondato dalla riserva naturale Feudo Ugni, è un territorio di straordinaria bellezza. Passeggiando per le stradine del borgo si incontrano ancora oggi piccole botteghe ed è facile capire quali ritmi lenti e tranquilli abbia la vita qui. Premendo il link di seguito indicato si può ammirare il piccolo borgo.

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Chiesa di San Silvestro

Chiesa di San Silvestro

L’edificio probabilmente deriva da un antico tempietto pagano che con la conversione degli abitanti al cristianesimo, nel VI secolo viene trasformato in chiesa cristiana. Nel XII secolo, durante la fase dell’incastellamento la popolazione della campagna si riversava nel borgo fortificato, intitolando la chiesa a S.Silvestro. Nel XVIII secolo venivano svolti lavori di ampliamento su progetto dell’architetto pennese Monacelli che prevedeva la realizzazione di un grande complesso religioso in stile barocco, con il campanile e la canonica, inglobando anche parte della strada pubblica, compresa la porta con l’arco a sesto acuto che immetteva al paese e che funge da supporto al campanile. La facciata è realizzata in pietra finemente lavorata. All’interno vi sono opere pittoriche di Nicola Bonaventura Ranieri del vicino paese di Gurdiagrele, che ha costituito una scuola abruzzese tra XVIII e prima metà del XIX secolo.

Balzolo

Balzolo

Il Belvedere del Balzolo permette una vista magnifica che spazia dalla montagna alla costa passando per le verdi colline in quello che può essere riassunto come l'essenza dell'Abruzzo. Dal balcone d'Abruzzo, infatti, si può ammirare un panorama unico che va dalla Valle dell'Avello fino alla Costa dei Trabocchi. La piazzetta adiacente al famigerato balcone del Balzolo, oltre ad essere un punto di ritrovo dove rifocillarsi o semplicemente bere un caffè, è il punto di partenza di diversi percorsi escursionistici che un tempo erano le vie usate dai pastori con i loro greggi per trovare nuovi pascoli. Da qui, infatti, è possibile fare una comoda passeggiata e attraversando il piccolo tunnel pedonale, si arriva sul sentiero che costeggia questo lato della montagna, offrendo bellissimi punti panoramici. Siamo sulla carrareccia della valle del Torrente Avella, realizzata fra il 1967 e il 1972 per fare dei lavori all’acquedotto costruito negli anni ’20.

Un po' di storia

Un po' di storia

Il nome deriva dal latino Praetorium (“luogo di raduno di soldati”) e indica un punto di osservazione e vigilanza dei passaggi nella valle Peligna, abitata dalle popolazioni italiche dei Peligni di stirpe sabellica e dei Frentani di stirpe sannita, entrambe di lingua osca. Le prime notizie certe sull'origine del borgo si hanno con la comparsa nei documenti del nome Praetorium, significante una “adunanza di soldati”, probabilmente a presidio dei pascoli della Maiella. Nei secoli XV-XVI sec., i signori feudali erano gli Orsini, seguiti dai D’Alviano agli inizi del Cinquecento e quindi dai Colonna, dai Cantelmo e dagli Acclozamora. I Cantelmo costruivano un castello sui resti del distrutto medievale castrum Pretorii de Theti ed è proprio intorno al nuovo castello, oggi ridotto a rudere, che si formava e si sviluppava l’attuale borgo, trasferendo l’originario insediamento dalla valle a monte. A cavallo dei secoli XIX-XX sec si sviluppa la lavorazione del legno al tornio e altre attività artigianali come la lavorazione della pietra. Immersa in un contesto naturalistico di grande fascino e dalle innumerevoli attrattive, Pretoro si mostra ai visitatori con il suo grappolo di case arrampicate sulle rocce presentandosi come un piccolo presepe incastonato tra le montagne. Passeggiando per le stradine del borgo ci si imbatte in magnifici edifici religiosi tra i quali, la più importante del paese, è la chiesa di Sant'Andrea Apostolo con il particolare pavimento che si adatta alla conformazione della roccia. Non meno importanti sono la chiesa di San Nicola, nota anche come chiesa di San Domenico e la chiesa della Madonna della Mazza o di Santa Maria della Mazza del XIII sec che testimonia il passaggio dei Francesi, veniva costruita da monaci cistercensi con la facciata rivolta a nord-ovest, verso la Francia. Ciò che contraddistingue questo piccolo borgo abruzzese è l’artigianato del legno e della pietra. La lavorazione del legno è un’arte che viene praticata da moltissime generazioni. In particolare, il borgo di Pretoro è celebre per la creazione di fusi, delle tradizionali chitarre abruzzesi per la pasta, degli utensili per la cucina, nonché sedie e oggetti d’arredo.

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Chiesa di Sant'Andrea

Chiesa di Sant'Andrea

La chiesa di Sant'Andrea è situata all'interno del centro storico, a monte del paese e rappresenta la principale chiesa del borgo. La facciata, preceduta da ampia scalinata, presenta un paramento murario in pietra squadrata con cantonali bugnati e cornici a portali e finestre. In asse vi è il portale principale con mensole, timpano semicircolare, finestra e fastigio sovrastante la cornice orizzontale di coronamento di tipo seicentesco. La chiesa ha un impianto irregolare a due navate con cappella laterale destra. La navata centrale è coperta con volta a botte lunettata, volte a vela sulle campate laterali e sulla cappella laterale destra. La copertura esterna è realizzata a falde sfalsate su pianta irregolare con manto di coppi. La decorazione interna, di tipo sei-settecentesco è estremamente semplice e presenta ordine di paraste doriche addossate ai pilastri e riquadrature nelle volte. L'altare, invece, è realizzato in marmo commisso ed è inserito nella nicchia laterale destra e vetrate policrome.

Chiesa di San Nicola

Chiesa di San Nicola

La Chiesa di San Nicola si trova nel centro storico di Pretoro, nel Parco Nazionale della Majella. La sua attuale configurazione risale agli anni a cavallo fra il XVI e il XVII secolo, anche se permangono tracce del precedente impianto romanico nella muratura esterna e nelle monofore che si affacciano sulla valle. Dedicata al Santo orientale, nella la chiesa in realtà si venera San Domenico Abate, patrono di Pretoro e oggetto di un culto popolare molto antico che travalica i confini del paese. E' da qui infatti che la prima domenica di maggio prendono avvio, con la fervente partecipazione dei fedeli, i complessi festeggiamenti in onore del Santo che si concludono poi nella parte alta del borgo con la rappresentazione de "Lu Lope", una rievocazione in forma drammatica di un miracolo operato dal Santo. L'edificio si presenta con una facciata in pietra della Majella nella quale un grande arco introduce ad un porticato che a sua volta conduce al portale della chiesa. L'interno è a tre navate a pianta irregolare: la navata centrale e quella laterale di destra hanno forma rettangolare e quella laterale di sinistra, attraverso la quale si accede al luogo di culto, ha forma trapezioidale. In essa, oltre a diverse statue di Santi particolarmente venerati nella zona, si possono ammirare due opere di particolare pregio artistico: una Pietà in terracotta policroma del XVII secolo e un grande portale scolpito nel legno risalente al 1630 restaurato di recente e appoggiato su una parete nei pressi dell'ingresso.

Impianti sciistici della Maielletta

Impianti sciistici della Maielletta

Quando si parla dell’Abruzzo e delle sue montagne viene subito in mente il Gran Sasso, tuttavia anche l’altro monte che domina questa terra, la Maiella, detta anche “La Bella Addormentata” è meritevole della stessa attenzione. Infatti, grazie ai suoi paesaggi meravigliosi è anch’essa, meta molto ambita dagli appassionati di sci. Le due località Passo Lanciano e Mammarosa si sviluppano in uno dei pochi punti adatti alla pratica dello sci dell’impervio massiccio della Maiella (2798 metri). Gli ampi scenari spaziano dalle piste fino al mare Adriatico, e il paesaggio, dalla cima, lascia davvero senza fiato tanto che, se la giornata si presenta molto limpida, è possibile scorgere il mare Adriatico (con i centri di Pescara e più all’interno Chieti), le cime del Velino-Sirente e del Gran Sasso stesso. Passolanciano e Mammarosa pur, distando tra di loro 1,5 km, tuttavia, per spostarsi dall'una all'altra, c’è bisogno di uno skibus o uno snowtaxi, dato che non sono unite sci ai piedi. Salendo da Pretoro, più a valle (a partire da 1350 metri) si trova la stazione di Passo Lanciano dotata di una seggiovia triposto, due skilift e due nastri trasportatori. Le piste per lo sci alpino sono: una pista rossa "il terzo," una nera "pistone", una azzurra " la Panoramica" che scendono nella faggeta per una lunghezza complessiva di km 6,150. C’è anche un' area snowpark, un campo scuola, un kindergarden per i piccoli ed un anello di fondo Piane di Tarica di 5 km. Superati gli impianti sciistici di Passolanciano, continuando sempre sulla stessa strada, dopo 10 minuti di macchina, si arriva alla più alta stazione sciisitica (2000m) di Mammarosa. Qui le piste da sci sono più numerose: vi sono piste per bambini e principianti alle prime armi e diverse discese per sciatori più esperti. Di seguito è possibile consultare il sito personale delle due località sciistiche e assistere a una discesa sugli sci.

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La Stalingrado d'Italia

Un po' di storia

Un po' di storia

Ortona, fino agli anni trenta del Novecento conosciuta anche come Ortona a Mare, è un comune italiano di 23.277 abitanti della provincia di Chieti in Abruzzo e si affaccia sul Mare Adriatico. Il porto di Ortona è uno dei più importanti di tutto l’Adriatico ed è il principale dell’Abruzzo per bacino, fondale e movimento. La storia antichissima della città risale al popolo dei Frentani, che usava lo scalo commerciale come principale fonte economica del territorio. Città romana dagli inizi del III secolo a.C., veniva occupata, dopo la caduta dell’Impero romano di Occidente, prima dai Goti, poi dai Bizantini, dai Longobardi e infine dai Normanni che la incendiavano (XI secolo). Risorta in epoca sveva, tornò a fiorire economicamente. Nel 1258 la città ospitava in maniera permanente nella Cattedrale le reliquie di San Tommaso Apostolo, diventando un punto di riferimento nel campo religioso. Dopo varie battaglia con la città rivale di Lanciano, Ortona passava in mano a Jacopo Caldora che ricostruiva la cinta muraria. Città cara a Margherita d'Austria, che vi feceva costruire Palazzo Farnese (seconda metà del XVI secolo). Durante l’Ottocento veniva rappresentata culturalmente dal compositore Francesco Paolo Tosti e dal poeta Gabriele D'Annunzio. Durante la Seconda guerra mondiale, Ortona diventava capo marittimo della linea Gustav con estremo opposto a Cassino e fu teatro di una dura battaglia tra tedeschi ed alleati che comportava bombardamenti ininterrotti per 6 mesi e che vedeva coinvolto anche il centro della città, tanto che Winston Churchill la definiva “La Stalingrado d'Italia”, in quanto, similmente alla città russa, Ortona viveva una lunga battaglia nel cuore della città con la distruzione di gran parte del suo tesoro artistico. Oggi la città è fortemente sviluppata e ricostruita, scalo marittimo principale della regione abruzzese con il suo porto, nonché per varie volte fregiata di Bandiera Blu.

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Castello Aragonese

Castello Aragonese

Il castello aragonese è uno sei simboli della città di Ortona. L’attuale costruzione risale agli anni tra il 1450 e il 1470, ma in questa posizione panoramica era già precedentemente presente un fortino di origine medioevale. La struttura precedente era voluta dal condottiero Giacomo Caldora, che fortificava la città con delle imponenti mura che oggi portano il suo nome. Il fortino e le mura servivano a proteggere Ortona dall’invasione degli aragonesi, che riuscivano però ad entrare in città nel 1452. A quel punto decidevano di modificare il castello dandogli una forma quadrangolare in stile rinascimentale. La sua posizione è direttamente a strapiombo sul mare, così da proteggere il porto cittadino. Da qui è possibile ammirare anche la costa dei Trabocchi che parte proprio da Ortona e si allunga verso sud fino a Vasto. Ortona aveva sempre avuto bisogno di essere protetta, perché rappresenta fin dai tempi antichi un importante scalo commerciale. Originariamente il castello era dotato di cinque torrioni disposti lungo le mura circondate da un fossato. All’interno del castello era presente una torre che serviva per eventuali ritirate. Oggi sono rimasti in piedi solamente quattro torrioni, ovvero i bastioni angolari, di forma rotonda e altamente scarpati, come era usuale nello schema aragonese. La tecnica della scarpatura si ritrova anche nella base della mura e serviva a garantire maggior protezione al forte. Le torri del castello aragonese hanno la stessa altezza delle mura e ciò era stato pensato per rendere più agevole il camminamento di ronda. Nella seconda metà XVI secolo il castello veniva rivisto dagli architetti spagnoli che, nel frattempo, controllavano il territorio. In quel contesto veniva eliminata la torre centrale e aggiunta una quadrangolare più piccola lungo le mura occidentali. Nei secoli successivi passava più volte di mano tra i privati e il comune e svolse diverse funzioni, come deposito di polvere da sparo, abitazione privata e giardino all’inglese. Oggi è di nuovo nelle proprietà del comune di Ortona che, dopo un consolidamento e una profonda ristrutturazione dovuta ai danni riportati durante la seconda guerra mondiale, l’ha restituito alla cittadinanza. Delle quattro torri angolari, ne sono sopravvissute solo tre. Inoltre del palazzo residenziale addossato al lato occidentale, rimane solo un muro perimetrale dotato di decorazioni sulla cornice.

Cattedrale di San Tommaso

Cattedrale di San Tommaso

La cattedrale di San Tommaso rappresenta la chiesa più importante di Ortona. Durante i secoli veniva più volte ricostruita, come nel 1125 a causa di un terremoto e, nel 1127, della furia distruttiva di Goffredo il Normanno. Anche in epoca cinquecentesca veniva ricostruita, dopo l’invasione turca nel 1566. Altre ricostruzioni venivano realizzate nel seicento e nel settecento, mentre l’ultima, necessaria, veniva realizzata tra il 1946 e il 1949 quando la città rimaneva vittima dei bombardamenti della seconda guerra mondiale nel 1943. La cattedrale è titolata a San Tommaso, di cui conserva le reliquie dal 1258, quando le sue spoglie venivano trasferite qui dall’isola di Scio. Dal punto di vista architettonico, la grande facciata è realizzata in cotto e il suo portale monumentale è quello originario del 1311, riassemblato dopo i danni dei bombardamenti. Anche l’ingresso laterale è quello storico, recuperato dopo la guerra. Gli interni della chiesa sono organizzati su di una larga navata su cui si affacciano le cappelle laterali. Il presbiterio è rialzato e coperto da una cupola ben visibile anche dalla piazza antistante la chiesa. Sotto la cattedrale di San Tommaso c’è una cripta, in cui sono conservati i resti del santo. La copertura di questo spazio è realizzata attraverso un sistema di travi a raggiera, risalente al 1969. Nella parte bassa della pietra ci sono due fori che nei primi secoli del cristianesimo venivano utilizzati per introdurre nelle tombe balsami e profumi come aloe, mirra e incenso. Inoltre attraverso questi fori venivano realizzate le reliquie da contatto, ovvero oggetti che venivano tenuti a contatto con le spoglie del santo. A completare la cattedrale di San Tommaso c’è il museo diocesano, che conserva svariate opere, come paramenti sacri, ceramiche, argenterie e antichi reperti medioevali. Questo è ospitato in tre sale che scandiscono il fianco sinistro della chiesa, dove anticamente vi erano le cappelle del Rosario, del Battistero e di Sant’Onofrio.

Museo della battaglia

Museo della battaglia

All’interno dell’ex convento di Sant’Anna è stato allestito il museo della battaglia di Ortona, dopo che gli stessi spazi venivano impiegati come Casa del Fascio nel ventennio. La battaglia di Ortona avveniva tra il 20 e il 28 dicembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale, sulla linea linea Gustav. Lo scontro fu tra gli alleati canadesi e i nazisti tedeschi. In quello scontro, Hitler comandava che la fortezza di Ortona dovesse essere difesa fino all’ultimo uomo. Gli scontri erano stati piuttosto violenti ed erano strategici per gli alleati al fine di aprirsi un varco verso Roma sul lato adriatico. Sulla città piovevano circa un milione e duecentomila proiettili, che la trasformavano in un cumulo di macerie e i tedeschi, con l’intento di eliminare punti di riferimento, facevano saltare il campanile della città. L’arrivo dei rinforzi canadesi via mare costringevano i tedeschi a battere in ritirata. Il bilancio era stato drammatico: 800 morti tedeschi, 1400 morti canadesi e 1300 civili morti che non vollero abbandonare le loro case durante gli scontri. Il museo della battaglia di Ortona ha aperto le porte nel 2002 e mette in mostra un percorso dettagliato sulle vicende che vedevano Ortona protagonista durante la seconda guerra mondiale. Al suo interno sono esposti i materiali usati dai soldati e dai generali che prendevano parte alla battaglia e che, reduci dalla guerra, donavano alla città le loro attrezzature. A questi pezzi si affiancano le armature, le armi e il materiale bellico ritrovato nei dintorni. Il percorso espositivo si articola in tre sezioni: la prima è dedicata alla popolazione coinvolta nella guerra. Qui foto, disegni e schemi raccontano il clima del periodo e sono affiancati ai primi cimeli di guerra, come cannocchiali, elmetti e scatolette tedesche e americane. La seconda attiene ai due schieramenti che ad Ortona si sono confrontati: i nazisti e gli alleati. Attraverso dei cartelli a muro viene spiegata la vicenda nel dettaglio. A ciò si sommano le ricostruzioni della vita in trincea per i soldati e nelle grotte per gli sfollati. La terza, infine, mostra le strategie militari attraverso disegni e mappe utilizzati nelle pianificazioni delle battaglie.

Cimitero militare canadese

Cimitero militare canadese

Il cimitero del Commonwealth di Ortona, sorge nei pressi del fiume ‘Moro’ e ne prende il nome. Il 3 settembre 1943 gli Alleati invadevano il continente italiano, l’invasione coincideva con un armistizio fatto con gli italiani che poi rientravano in guerra a fianco degli Alleati. L'obbiettivo degli alleati era di attirare truppe tedesche dal fronte russo e più in particolare dalla Francia, dove era prevista un’offensiva per l’anno successivo. I progressi attraverso l’Italia meridionale furono rapidi nonostante la dura resistenza, ma alla fine di ottobre, gli alleati stavano affrontando la posizione difensiva invernale tedesca nota come Linea Gustav, che si estendeva dal fiume Garigliano a ovest fino al Sangro a est. La forza alleata che aveva combattuto la sua strada lungo l’Adriatico occupava le posizioni del fiume Sangro entro il 30 novembre. La 1a Divisione canadese attraversava il fiume Moro il 6 dicembre e nonostante una strenua resistenza, il 28 conquistava Ortona, dopo una settimana di aspri combattimenti sul terreno. La 2a divisione neozelandese avanzava nell’entroterra, ma da allora in poi non ci fu praticamente alcun movimento a est degli Appennini fino a dopo la caduta di Roma. Il sito del cimitero veniva scelto dal Canadian Corps nel gennaio 1944 e contiene 1615 tombe di coloro che morivano durante quel combattimento al fiume Moro. Le sepolture, diverse da quelle dei membri delle forze canadesi, si trovano quasi tutte nei lotti 12, 13 e 16.

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Costa dei Trabocchi

Costa dei Trabocchi

Chiunque sia mai stato in Abruzzo e abbia visto il suo bellissimo litorale, non potrà dimenticare lo splendido panorama dei trabocchi, insoliti giganti che emergono dalle acque. Siamo lungo la Costa dei Trabocchi, quel tratto di litorale del Medio Adriatico compreso tra Ortona e Vasto che ha ispirato anche Gabriele D’Annunzio. I trabocchi sono strutture davvero particolari: esse infatti si reggono su palafitte che si stagliano sull’azzurro del mar Adriatico e offrono un panorama incredibile. Molti trabocchi sono stati restaurati e riportati alla loro bellezza originaria – alcuni di essi ospitano ristoranti dove potrete gustare qualche saporita pietanza locale, nel pieno rispetto delle tradizioni abruzzesi. Impossibile descriverli tutti: ciascuno di loro ha una storia lunga millenni da raccontare, e solo ammirandone la maestosità è possibile capire appieno quale meraviglia possa suscitare nei visitatori. Ma la Costa dei Trabocchi ha ancora molte altre bellezze da regalare ai turisti. Le sue spiagge, ad esempio, sono tra le più affascinanti dell’intero litorale dell’Adriatico, e hanno il vantaggio di non essere ancora molto conosciute al turismo di massa. Luoghi splendidi come la spiaggia di Ripari di Giobbe, oggi considerata area protetta, o come le piccole calette del Golfo di Venere meritano assolutamente di essere scoperte. Acque azzurre, sabbia fine e panorami mozzafiato sono garantiti. Se siete alla ricerca di una vacanza a contatto con la natura, poi, avrete solamente l’imbarazzo della scelta. litorale. E che dire della Riserva Naturale di Punta Aderci? Splendide distese verdi che alternano vigneti a campi di grano, magnifici colori e odori che lasceranno un segno indelebile tra i vostri ricordi. Premendo il link indicato di seguito è possibile effettuare una pedalata lungo la costa dei trabocchi

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La città di Achille

Un po' di di storia

Un po' di di storia

La città di Chieti, capoluogo dell’omonima provincia, adagiata su una collina posta a 330 m sul livello del mare, gode di una favorevole posizione geografica tra la riviera adriatica e i massicci della Majella e del Gran Sasso. La sua storia iniziava in epoche remote, la leggenda, infatti, vuole che Chieti sia stata fondata nel 1181 a.C. dall'eroe greco Achille che la chiamava Teate in onore di sua madre Teti. L'eroe omerico è rappresentato nello stemma del Comune su di un cavallo rampante, mentre regge una lancia ed uno scudo su cui è raffigurata una croce bianca su campo rosso con quattro chiavi che rappresentano le quattro porte d'ingresso della Chieti medievale (Porta Sant'Anna, Porta Santa Maria, Porta Napoli e Porta Pescara). Capitale del popolo dei Marrucini, Teate Marrucinorum, nel 91 a.C. entrò definitivamente nell'orbita romana. Eretta a Municipio, diveniva il principale centro economico della regione arrivando a contare oltre 60.000 abitanti, una popolazione considerevole per l'epoca. Veniva arricchita con un Foro, un teatro da cinquemila posti e circa ottanta metri di diametro, un anfiteatro di medie dimensioni da quattromila posti (restaurato ed utilizzabile), un acquedotto con relative canalizzazioni anche sotterranee e le terme, strutture ancora parzialmente visibili, dotate di cisterna sotterranea a nove ambienti di grande capacità. A seguito del crollo dell'Impero romano, Chieti veniva distrutta dalle ondate barbariche dei Visigoti ed Eruli ma tornava ad avere un ruolo predominante sotto la dominazione dei Longobardi che la facevano Gastaldato di dominio regio, finché non veniva distrutta da Pipino e rimaeva per due secoli alle dipendenze del Ducato di Benevento. In seguito, sotto il controllo dei Conti Normanni, la città si risollevava e continuava a far valere il proprio ruolo di preminenza anche sotto la dominazione sveva. Nel 1600 Chieti assumeva la conformazione urbanistica che ancora oggi la contraddistingue, favorita dal potere ecclesiastico che, in epoca di Controriforma, si prodigava nella costruzione di imponenti edifici, tra cui il Palazzo del Seminario Diocesano. Nella seconda metà del XVIII secolo tornava a svilupparsi un certo dinamismo, soprattutto culturale, che portava all'istituzione di scuole ed accademie con conseguente incremento dello sviluppo del patrimonio artistico. Nell'Ottocento iniziava l'occupazione francese che arricchì la città di nuove strutture amministrative. La città attualmente è costituita da due nuclei principali: Chieti Alta e Chieti Scalo. Chieti Alta è il nucleo più antico e comprende il centro storico che, situato sul colle, ospita numerosi resti archeologici ed edifici che raccontano le varie fasi storiche attraversate dal capoluogo teatino, Chieti Scalo è la parte nuova e prettamente commerciale della città, sede del Campus universitario dell’Ateneo “Gabriele d’Annunzio”. Adagiata nella vallata a nord della collina ed estesa fino all'argine destro del fiume Aterno-Pescara, si è sviluppata seguendo il percorso dell'antica Via Tiburtina Valeria e della ferrovia che l'attraversa. Nel link indicato di seguito è possibile passeggiare per il centro storico della città

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Cattedrale di San Giustino

Cattedrale di San Giustino

La Chiesa Cattedrale di San Giustino, intitolata anche all’apostolo Tommaso e alla Vergine Assunta, sorge su un‘antica fabbrica di una Chiesa precedente al 1069. Nel 1335 Bartolomeo di Giacomo innalzava i primi tre piani della torre campanaria che veniva completata nel 1498 da Antonio da Lodi che costruiva la cella campanaria della torre ed il suo coronamento in forma di tempietto ottagonale. Tra la fine del ‘500 e i primi del ‘600 l'arcivescovo Matteo Saminiato restaurava la Chiesa e faceva eseguire nel 1599 il Fonte Battesimale in porfido di Verona. Nel 1703 un devastante terremoto faceva crollare la cuspide del campanile. Tra il 1764 e il 1770 l'Arcivescovo Francesco Brancia trasformava completamente la Chiesa dandole il suo aspetto attuale. La decorazione della volta venne fatta a metà del XIX sec. ad opera dell'artista locale Del Zoppo. Nel XX sec l'architetto Guido Cirilli eseguiva una "progettazione in stile" dell'intero complesso religioso. La prima fase dell'intervento, negli anni '10 del secolo scorso, riguardava per lo più l'isolamento della torre campanaria e il suo consolidamento. Successivamente creava un rivestimento dell'edificio imprigionandolo in un contenitore murario che non lasciava in vista nessuna delle parti della costruzione precedente, univa il corpo della cattedrale con il campanile progettando un portale a ghimberga al disopra del quale si alza il fronte della facciata e infine Integrava il campanile con la ricostruzione della cuspide. Tra il 1970 e il 1976 venivano eseguiti lavori di restauro e consolidamento dell’intero bene riportando alla luce la struttura altomedievale della cripta distruggendo la decorazione barocca, per l’intervento dell’allora Soprintendente Mario Moretti. Nel Presbiterio e nel Segretariato si trovano tele di pregevole fattura di Saverio Persico: la pala maggiore del Presbiterio che raffigura l'incredulità di San Tommaso, mentre i teleri del Segretariato, che rappresentano "la lavanda dei piedi" e "l'ultima cena". Una tela del Persico è presente anche nella Cappella dell'Immacolata fatta erigere dall'Arcivescovo Nicola Sanchez de Luna (l’altare a sinistra del transetto). La Cripta della Cattedrale di San Giustino presenta una pianta irregolare che si articola in sei piccole navate di due campate ciascuna. Ad oggi risulta essere interamente realizzata in laterizio con elementi lapidei solo nei capitelli delle colonne e nei pilieri a fascio. Nella cripta, inoltre, sono conservati lacerti di affreschi riferibili al sec. XIV e XV ed un’arca marmorea in cui sono custodite le reliquie di San Giustino, patrono di Chieti e primo Vescovo della città, fatto scolpire nel 1432 dal vescovo Marino del Tocco. L’immagine odierna della Cripta è il risultato dei lavori di restauro eseguiti tra il 1970 e il 1976, con cui se ne è riportata alla luce la struttura altomedievale distruggendo la decorazione barocca, per l’intervento dell’allora Soprintendente Mario Moretti che faceva distaccare tutta la decorazione in stucco barocca per ritrovare l’antico assetto medievale della costruzione. Adiacente alla Cripta vi è la Cappella dell’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, notevole esempio di barocco con grandiosi stucchi dorati forgiati con perizia dallo stuccatore lombardo Giovan Battista Giani, maestro di mano pregiatissima e di grande importanza in questo tipo di decorazione nella nostra regione. Tutta la decorazione della cappella risulta essere altamente simbolica e sottolinea quelli che sono i dettami dell’opera dell’arciconfraternita. La preziosa pala d’altare è opera di Paolo De Mattheis, artista di scuola napoletana del Solimena e raffigura una Sancta Maria succurre miseris, resa con ampie panneggiature e con preziosi colori pastello, da notare il Bambino benedicente posto in piedi su un cuscino sulle gambe della Vergine, che rivolge lo sguardo, e quindi la sua benedizione, allo spettatore; mentre la Madonna si rivolge alle anime sottostanti. Infine La Cappella ancora oggi è di proprietà della Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti di Chieti, importante ed antichissima Congregazione che cura e custodisce i riti della Processione del Venerdì Santo.

Teatro Marrucino

Teatro Marrucino

Con la fine del regno e la nascita del Governo unitario, nel giugno del 1861 il teatro di Chieti prendeva il nome di Teatro Marrucino, in ricordo dell’antica popolazione italica che abitava la città preromana, l’antica Teate. I nuovi interventi realizzavano un quinto ordine di palchi (il loggione) e la scala d’accesso autonoma alla balconata. La volta della sala teatrale veniva, pertanto, decorata con un grande rosone ligneo, ornato da una ghirlanda di fiori e diviso in otto settori, nei quali trovano collocazione altrettante figure femminili, raffiguranti le allegorie delle arti teatrali e della musica. Il rosone è inoltre, corredato di medaglioni circolari nei quali sono raffigurati, su fondo oro, i profili dei grandi Goldoni, Pergolesi, Shakespeare, Goethe, Paisiello, Alfieri, Rossini e Verdi e scene del Marrucino venivano calcate dagli artisti più illustri del panorama culturale italiano a partire da Eleonora Duse, Emma ed Irma Gramatica, Cesco Baseggio, Nicola Rossi Lemeni, Nanda Primavera, per ricordarne solo alcuni, e vedevano la realizzazione di opere straordinarie tra le quali la prima abruzzese de “La Figlia di Iorio”, messa in scena nel 1904 da Gabriele D’Annunzio. Prosa, lirica, cabaret, operette, teatro dialettale, teatro per bambini, concerti costituiscono il ricco cartellone stagionale del Marrucino che si apre anche ad eventi non strettamente teatrali come convegni, incontri e concerti di musica leggera. Di seguito, cliccando sul link sottostante, è possibile consultare il sito del Teatro per informazioni su, orari, spettacoli e tariffe.

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Museo archeologico della Civitella

Museo archeologico della Civitella

ll Museo «La Civitella» offre un interessante spaccato culturale sull’evoluzione urbana della città di Chieti, documentata soprattutto attraverso le ricerche condotte nell’area del centro storico tramite innovative soluzioni espositive. La sede del museo fa parte di un percorso che gravita intorno alla zona archeologica dell’anfiteatro romano scoperto nel 1982 durante i lavori al campo sportivo. Questo percorso rientra nell’ambito di un progetto di recupero e di valorizzazione finalizzato a restituire ai cittadini di Chieti un’area qualificata a livello museale nella quale illustrare la storia del sito e dell’intera città. La struttura accoglie al suo interno i frammenti delle statue e delle lastre in terracotta dei templi rinvenuti nel 1965 e la ricostruzione di parti delle facciate degli edifici religiosi che nel II secolo a.C. sorgevano in questa zona, chiamata oggi Civitella, nel cuore dell’acropoli dell’antica Teate. Il percorso espositivo si articola in tre diverse sezioni. «L’inizio della storia urbana» mostra i materiali del III-II secolo a.C. provenienti dai due quartieri religiosi della città, l’acropoli e l’area sacra dei cosiddetti «Tempietti». Degli edifici di culto presenti sull’acropoli sono esposti gli elementi in terracotta policroma relativi alle parti strutturali e all’apparato figurativo di almeno tre frontoni. Della decorazione del tempio cittadino principale, il Capitolium, è stato possibile ricomporre undici personaggi a partire dai frammenti, fra cui le divinità della triade capitolina romana: Giove, Giunone e Minerva. La sezione «Da Roma a ieri» è organizzata per settori monumentali: il foro, le terme, il teatro, l’anfiteatro, le necropoli e documenta le notizie ed i reperti relativi alla storia della città fino al declino tardo-antico. «La terra dei Marrucini» infine narra della fiera popolazione italica che occupava il territorio dell’antica Teate prima della dominazione romana, un luogo che per la valenza strategica della sua posizione geografica compresa tra le gole montane di Popoli e il mare Adriatico, era sempre il centro egemone dell’attuale Abruzzo.

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Museo archeologico Nazionale - Villa Frigerj

Museo archeologico Nazionale - Villa Frigerj

Il museo ha sede a Chieti in una elegante villa neoclassica, progettata dall’architetto napoletano Errico Riccio per volere del barone Ferrante Frigerj nel 1830. L’edificio domina un piccola altura, originariamente un terreno agricolo di proprietà della famiglia Frigerj localizzato all’esterno delle mura cittadine. Dalla sommità della collina si gode di un panorama mozzafiato e si possono ammirare sia la villa comunale, con il profilo degli edifici del centro storico, sia il maestoso massiccio montuoso della Majella con la vallata sottostante. Nel 1864 l’immobile diveniva proprietà comunale e fu sede scolastica. Nel 1959, grazie all’interessamento dell’allora soprintendente archeologo Valerio Cianfarani, diventava museo archeologico nazionale e dal 2014 veniva assegnato al Polo Museale dell’Abruzzo. All’esterno il visitatore può osservare il rivestimento delle facciate, in bugnato liscio di mattoni al pian terreno e in semplici mattoni nei restanti livelli. La facciata principale, rivolta verso la città, è coronata da un tempietto. All’interno, è esposta la più importante raccolta archeologica abruzzese, fruibile attraverso il nuovo percorso museale, allestito nel 2011 e ampliato nel 2014 seguendo criteri espositivi che privilegiano gli aspetti etnici e topografici delle antiche popolazioni della regione. Al piano terra il visitatore potrà approfondire le tematiche legate alla statuaria antica e, in particolare, potrà contemplare il famoso Guerriero di Capestrano, un capolavoro artistico del VI secolo a.C., al quale è dedicata la sala “Al di là del tempo". Al piano terra è presente anche una ricca sezione numismatica e la ottocentesca collezione Pansa, con oggetti eterogenei. Al primo piano sono presentati i reperti ritrovati nei più rilevanti contesti archeologici abruzzesi datati tra le fasi protostoriche e quelle alto-medievali, soprattutto necropoli e santuari, e il visitatore potrà, quindi, andare alla scoperta della cultura materiale dei Vestini, dei Peligni, dei Marrucini e dei Carricini. Attraverso la scalinata monumentale si torna al piano terra e si prosegue la visita alla scoperta degli antichi popoli dell’Abruzzo osservando i manufatti dei Sabini, dei Frentani, degli Equi e dei Marsi. Premendo il link di seguito si può effettuare un tour virtuale del museo.

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Chieti sotteranea

Chieti sotteranea

Tra la fine del sec.I a.C. e l’inizio del sec.II d.C., Chieti raggiungeva la sua massima espansione, il centro abitato si estendeva su una superficie che andava dalla Civitella a via Arniense. In base a valutazioni approssimative, la popolazione veniva stimata tra le 30.000 e le 60.000 unità. E’ ovvio che un tale numero di abitanti avesse dei problemi per l’approvvigionamento idrico: a tale scopo, nel sottosuolo di Chieti, veniva creato un sistema di cisterne ad archi intercomunicanti e collegate da un insieme di gallerie. Queste ultime, a loro volta, possedevano pozzi di areazione regolarmente dislocati lungo il percorso. Alcuni cunicoli sono con volta a botte in opus coementicium (calcestruzzo a getto) e pareti in opus incertum, con probabile funzione di trasportare l’acqua dalle cisterne in posizione più elevata a quelle poste a livelli inferiori, passando di ambiente in ambiente fino a 9 grandi conserve idriche comprese nel complesso dello stabilimento termale romano. Altri cunicoli, con volta a cappuccina (lastre laterizie poste a contrasto senza uso di malta) e pareti in opus terraceum, permettevano di raccogliere le acque sia dalla falda idrica collinare che da stillicidi perenni lungo tutto il percorso. Si è potuto constatare che, sopra alle volte delle conserve idriche ipogee, vi erano degli impluvium – piattaforme impermeabili pavimentate in opus spicatum (mattoni di taglio disposti a spina di pesce) affioranti dal terreno – leggermente in pendenza verso dei tombini (fori a sezione circolare) praticati a distanze regolari in corrispondenza dei culmini delle volte sottostanti. In tal modo, si raccoglievano all’interno delle cisterne le acqua piovane e la neve disciolta. Tale sistema di cunicoli e cisterne romani è giunto sino ai nostri giorni in parte intatto, tanto da dare vita ad una sorta di “Chieti sotterranea”. Partendo dalla Civitella, il primo ipogeo romano di rilevanti dimensioni è quello situato al di sotto di un edificio compreso fra largo dei Carbonari e via G. Rossetti, di m.45 x 8,50, composto da sei camere a due a due affiancate e coperte da volte a botte. Si presume, dai fori visibili sulle volte e dalla impermeabilità delle pareti e del pavimento, che questi fossero ambienti a tenuta d’acqua. Altre due cisterne sono una in via Ravizza, e l’altra in via Spaventa. Premendo il link sottostante è possibile approfondire il viaggio nella Chieti sotterranea.

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Villa comunale

Villa comunale

La villa cittadina risulta essere un elegante esempio di parco urbano di stile ottocentesco. Nata dall’accorpamento dei giardini delle ville nobiliari delle famiglie Frigerj e Nolli. Quando il parco di Villa Frigerj era adibito a campo sperimentale dell’Istituto Agrario veniva aperto un lungo viale, detto stradone di S. Andrea, che subito veniva utilizzato come passeggio serale. Alla fine del secolo XIX veniva quindi ridisegnato come parco pubblico e sottoposto ad una serie di modifiche. Tutta la zona veniva suddivisa in piazzali collegati da vialetti, veniva creato un largo terrazzo panoramico e veniva dotata di un laghetto artificiale e di fontane artistiche. Dominano le alture del parco le strutture delle neoclassiche ville Frigerj, oggi Museo Nazionale Archeologico, e Nolli, oggi Seminario Regionale, nonché il complesso dell’Ospedale Militare, antico convento di Sant’Andrea, fondato nel 1420 dall’Ordine francescano degli Zoccolanti riadattato ad edificio militare dopo l’editto napoleonico e fortemente rimaneggiato fino agli anni ’60 del secolo scorso.

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Prima colazione

Prima colazione

La colazione, inclusa nel prezzo, è self service: gli ospiti possono servirsi autonomamente, al piano terra, sino alle 10.15. La struttura mette a disposizione una macchinetta del caffè con varie cialde e un bollitore. La colazione comprende una ampia varietà di frutta fresca, croissant confezionati, confetture, frutta secca, yougurt, latte e fette biscottate. Inoltre, previa comunicazione, la struttura è disponibile ad accogliere anche richieste specifiche.

Visite guidate

Visite guidate

Se siete di passaggio a Guardiagrele è possibile richiedere il servizio di guide e accompagnatori turistici per visitare il centro storico e le località vicine. Le nostre guide sono regolarmente iscritte all’albo delle guide della Regione Abruzzo e offrono un servizio qualificato. Presso il centro di Linea Verde sono disponibili anche una gamma selezionata di prodotti tipici abruzzesi nonché tutto i materiale informativo, libri e altre pubblicazioni sulle località turistiche dell’Abruzzo, le strutture ricettive, la gastronomia e l’artigianato. Se l’interesse è rivolto agli ambienti naturali, i turisti possono richiedere le carte dei sentieri e le guide per effettuare in autonomia qualsiasi passeggiata o trekking nelle varie montagne abruzzesi. Per ulteriori informazioni contattare il Tel. 0871/82063

Mare

Mare

La struttura mette a disposizione gratuitamente ombrelloni, sdraio e sedie per le mete marittime vicine al B&B: Francavilla al Mare (30 minuti), Ortona (35 minuti), San Vito(40 minuti), Fossacesia (40 minuti).

Deposito bici e motocicli

Deposito bici e motocicli

La struttura offre la possibilità di poter parcheggiare gratuitamente bici e motocicli all'interno del garage custodito del B&B.

Servizio di trasporto

Servizio di trasporto

La struttura dispone di un servizio trasporto per stazioni, aeroporto e spostamenti nell'area metropolitana Chieti - Pescara, previa prenotazione di almeno 24 ore. Per disponibilità e tariffe, contattare il numero: 3295371480

  • Comino, Guardiagrele CH, Italia